Il tragico racconto dell’ennesima morte sul lavoro arriva da Ravenna . Hysa Buyar, un lavoratore albanese di 63 anni, è deceduto giovedì mattina è morto dopo essere stato schiacciato da una pesante bobina di acciaio, nello stabilimento Marcegaglia della città romagnola. Era un lavoratore di una ditta esterna, la cooperativa Co.Fa.Ri che aveva in gestione un servizio di logistica nell’azienda in servizio: non è morto sul colpo, in un primo momento i soccorritori avevano sperato di salvarlo ma le ferite erano troppo gravi. Sul posto subito dopo l’incidente sono arrivati per i rilevi i carabinieri e i tecnici della Medicina del Lavoro di Ausl Romagna. La Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo sull’accaduto.
Pochi minuti dopo l’Unione Sindacati di Base di Ravenna ha proclamato lo sciopero generale . La protesta riguarderà i lavoratori anche oggi: Cgil, Cisl e Uil, assieme alla Rsu Marcegaglia e alle categorie di tutti i lavoratori impegnati a qualsiasi titolo negli stabilimenti ravennati incroceranno le braccia per tutti i turni di lavoro. Anche i lavoratori del porto si fermeranno per 24 ore e alle 12 le sirene suoneranno in segno di protesta per le morti bianche e di solidarietà con la famiglia. L’infortunio mortale, argomentano le parti sociali, sembra appunto avere «sinistre analogie» con un altro sempre mortale avvenuto in Marcegaglia nel 2014, dove trovò la morte Lorenzo Petronici. Solo un anno fa, in Ifa, un altro terminal ravennate, proseguono, ha trovato la morte Franco Pirazzoli in un episodio «ancora da chiarire e sul quale sono aperte le indagini della magistratura» . Insomma per i sindacati c’è «una scia di sangue che non si arresta, nonostante i “mai più”» e la promessa alla famiglia è di «fare ogni cosa in nostro potere perché la morte del proprio congiunto non sia vana». Alla direzione aziendale le rappresentanze sindacali, dopo un sopralluogo nel sito della tragedia, hanno ribadito «problematiche inerenti le carenze di personale, gli spazi angusti di lavoro ed impegni orari eccessivamente prolungati per i lavoratori impegnati negli appalti».
«Alla base l’infortunio sul lavoro ma anche al continuo utilizzo delle esternalizzazioni - ha detto Vincenzo Guerrieri coordinatore per l’industria Usb Emilia Romagna -il lavoratore deceduto oggi certamente non era retribuito quanto i dipendenti della Marcegaglia. Non ci stiamo con la logica degli appalti al ribasso. É caduta una bobina in un incidente passato, fortunatamente senza vittime una pinza che movimentava le bobine si era guastata. Non è comunque la prima volta che alla Marcegaglia si sono verificati incidenti mortali».
Il cordoglio del sindaco Michele de Pascale per il lavoratore vittima dell’incidente sul lavoro arriva già nel pomeriggio: «Ancora una volta la nostra comunità si trova a piangere un nostro concittadino deceduto sul posto di lavoro per un tragico e gravissimo incidente - fa sapere - . In attesa che venga verificata con rigore la dinamica che ha portato a questa tragedia, dobbiamo dire a gran voce che, in ogni caso, questo è intollerabile e non più accettabile. La salute e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici devono essere garantite come priorità assoluta e ad esse vanno riservate maggiori risorse per garantire controlli, prevenzione e formazione dei lavoratori. Ravenna si stringe attorno alla famiglia, ai cari della vittima e a tutti i colleghi e le colleghe».
La Procura apre un’inchiesta
Sul posto era arrivato anche il magistrato di turno della Procura della Repubblica. É stato accertato che il decesso è avvenuto a causa di un infortunio sul lavoro e la Procura ravennate nel primo pomeriggio di oggi ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.
Un marittimo egiziano di 44 anni è invece morto per un altro infortunio sul lavoro verificatosi all’interno della sala macchine di una nave battente bandiera panamense che si trovava in rada davanti al porto di Ravenna. Per ricostruire la dinamica dell’accaduto, oltre ai militari sono impegnati anche i tecnici della Medicina del Lavoro dell’Ausl Romagna. La vittima era il direttore della sala macchine della nave , che si trovava a 14 miglia al largo in procinto di entrare al porto di Ravenna. Tra le cause al vaglio per spiegare l’infortunio mortale, l’esplosione di una delle parti del motore a cui l’uomo stava lavorando.
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